Il comportamento alimentare è considerato normale se soddisfa la sua triplice funzione biologica, emotiva e relazionale e contribuisce al mantenimento di uno stato di salute ottimale.
Dall’equilibrio di questi tre fattori dipende difatti il buon funzionamento alimentare, essenziale per la sopravvivenza dell’individuo, nonché per la costituzione e lo sviluppo della sua personalità.
Affinché tale comportamento sia considerato “patologico” (quale anoressia, bulimia o disturbo da alimentazione incontrollata), devono presentarsi le seguenti condizioni:
- il comportamento alimentare differisce significativamente in termini qualitativi o quantitativi dal comportamento abituale delle persone che vivono nello stesso ambiente nutrizionale, sociale e culturale
- le abitudini alimentari hanno conseguenze dannose sulla salute fisica (obesità, malnutrizione, carenze) o psicologiche (sensazione di anormalità, esclusione sociale, ossessione, depressione …)
- il comportamento alimentare testimonia una difficoltà esistenziale che controlla l’assunzione di cibo, una sofferenza psicologica fortemente connessa all’ideale di magrezza, al peso e al controllo della propria forma corporea.
Quando l’autostima viene influenzata dall’ago della bilancia le probabilità di cadere nella trappola dei disturbi alimentari aumenta notevolmente.
Sebbene la terapia psicologica è la componente più importante del trattamento dei disturbi alimentari, l’importanza di un esame clinico dettagliato seguito da un accompagnamento terapeutico è altresì fondamentale.
La consulenza proposta include:
- un’anamnesi nutrizionale che studia in profondità non solo il piano alimentare per un periodo abbastanza lungo, ma anche, e soprattutto, la biografia dell’argomento, la sua eredità e predisposizione, la storia della vita della persona, come reagisce agli eventi e agli affetti
- la ricerca di conseguenze patologiche
- una valutazione della situazione sociale ed economica accompagnata da un’indagine sulla relazione del paziente con la sua famiglia e le persone che lo circondano.
- la ricerca di altri disturbi comportamentali collaterali quali ansia, dipendenza, depressione, paranoia, disturbo ossessivo compulsavo, iperattività ecc..
Data la difficoltà e la complessità della raccolta di informazioni, si consigliano consulenze ripetute; il paziente potrà essere cosi accompagnato su più fronti:
- supporto terapeutico integrato all’approccio olistico corpo-anima-spirito
- riabilitazione alimentare e nutrizionale
- integrazione della microalimentazione ed eventuale oligoterapia
- ascolto attivo e determinazione dei problemi
- analisi del rapporto tra umore e assunzione di cibo (o rifiuto dell’assunzione di cibo)
- informazioni sul fabbisogno energetico e sul cibo
- educazione sul comportamento a tavola: tempo e contesto
- lavoro di risveglio delle sensazioni alimentari: mangiare consapevolmente
- risveglio delle risorse interne della persona
- lavoro di sensibilizzazione: di cosa ho fame? cosa nutre la mia vita?
- guarigione attraverso il perdono: riconoscimento di ferite personali, accettazione, abbandono